Indice dei contenuti
Qualcuno ne avrà già fin sopra i capelli. Per qualcuno la questione si è già trascinata oltre il necessario. Orbene, queste persone, sono in grave errore.
Il caso #parabellumrispondi, partito da alcune mie domande tecniche rivolte allo youtuber Mirko Campochiari, detto Parabellum, ha valicato i confini dei miei mezzi per approdare su altri canali, ormai se ne sta discutendo ovunque, perché effettivamente la faccenda pone degli interrogativi seri e profondi.
Qui è dove vi spiego, ancora una volta, perché questa non è una polemica, non è un “dissing”, ma è un’inchiesta che riguarda tutti noi.
Se non li avete visti: il mio Primo video sull’argomento, e il mio Secondo video sull’argomento.
I fatti sono semplici. C’è un divulgatore su YouTube, Parabellum, che si batte con grande sicurezza e spavalderia contro chiunque non sia portatore fiero della visione atlantista, priva di dubbi o tentennamenti, del mondo e della storia.
Parliamo però non solo di uno youtuber, ma di colui che occupa in pratica la posizione dell’analista militare di riferimento per chiunque decidesse di trattare temi relativi alla guerra. Almeno su internet. Parliamo di una persona che partendo dal suo canale è riuscita a diventare autore per Limes e Domino, le due riviste più importanti di geopolitica in Italia.
Qualche tempo fa, questo cavaliere senza macchia e senza paura ha partecipato a una “intervista” con Marco Travaglio, il direttore del Fatto Quotidiano, giornalista notoriamente anti americano e anti atlantista, per quanto altrettanto notoriamente anti putiniano da sempre (se vi ricordate, Putin era amico di Berlusconi, e anche solo per questo non sarebbe certamente potuto essere preso in simpatia da Travaglio).
L’intervista fu in realtà un’imboscata argomentativa. Un po’ come una bomba piazzata in un cassonetto dell’immondizia che esplode a tradimento al passaggio dei soldati nemici.
Travaglio è messo sotto torchio come se dovesse rispondere a un Pubblico Ministero incattivito da anni di insuccessi e da una vita passata all’ombra dei riflettori, ma che a fine carriera vede finalmente all’orizzonte il luccichio del riscatto, essendo riuscito a mettere le mani sul pesce grosso.
Il “dialogo” è condotto impedendogli di argomentare le sue risposte, l’obbiettivo è solo quello di “sbugiardarlo”. Ogni volta che Travaglio tenta di spiegare la sua posizione, anziché dire qualcosa che soddisfi la voglia di vederlo umiliato dei suoi intervistatori, viene violentemente interrotto invitandolo a “stare sul punto”. Che potremmo tradurlo come “Direttore, dica qualcosa che la mette in ridicolo, l’abbiamo invitata apposta”.
Ma fin qui, questa storia incontra il mio freddo disinteresse.
Infatti, io non amo Travaglio. Non lo stimo, non lo seguo, non mi piace, però lo rispetto. E sono in ogni caso dispiaciuto per la situazione sgradevole e ingiusta in cui si è trovato.
Succede però che questo Mirko Campochiari decide di spendere il suo tempo (e non poco) a sparlare di me in un gruppo privato su Facebook, accusandomi sostanzialmente di essere un incompetente che non sa di cosa parla e che blatera senza documentarsi.
Questo attiva la mia attenzione su di lui e su quella intervista, e riguardandola mi accorgo che le argomentazioni usate dal suddetto Parabellum per “sbugiardare” Travaglio sono, a mio avviso, estremamente deboli, claudicanti, e addirittura in alcuni casi completamente erronee. A livello tecnico, scientifico.
Ora, fin qui poteva davvero essere una semplice polemica, un dissing, o chiamatelo come volete. Però i fatti prendono una piega diversa.
Si scoperchia il vaso di Pandora
Non appena mi sono difeso da quelle accuse fatte alle mie spalle, mostrando la debolezza del lavoro di Parabellum contro Travaglio, vengo investito da un’ondata di odio. Parlo di decine di migliaia di insulti su Twitter, una vera e propria marea di merda.
Immediatamente mi rendo conto di aver toccato dei fili scoperti. La reazione di Parabellum è scomposta, non la ritengo la reazione di un analista credibile, che con i fatti e le argomentazioni è pronto a sostenere le sue argomentazioni rispondendo a delle semplici domande logiche.
È mossa dalla presa in giro e dal tentativo di screditare me come persona, quando invece io mi ero concentrato solo sulle sue argomentazioni.
Nelle sue parole io sono quello che non ha nulla da dire e vivo di polemiche che creo attaccando gli altri. Sostiene che non so leggere un libro perché non ho gli strumenti per capire quello che leggo.
E fornisce risposte insoddisfacenti anche agli occhi del suo pubblico evidentemente, a giudicare dal quantitativo di persone che dice di seguirlo da tempo ma che trova le sue risposte insufficienti.
Salta fuori poi che sul suo gruppo Telegram, composto da quasi 5.000 persone, gli utenti sembra che si organizzino per segnalare in massa i miei video su YouTube, che infatti smettono di colpo di fare visualizzazioni.
È un massacro, le segnalazioni possono davvero distruggere un canale YouTube. E io sono costretto a spendere soldi in pubblicità per salvare il mio lavoro.
Posto di fronte a queste accuse, Parabellum non risponde, finché non arriva a dire “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”, allegando un collage di insulti che gli sarebbero giunti nei commenti del suo canale, che secondo lui giustificherebbero le segnalazioni dei miei video per “incitamento all’odio”.
È pazzesco. Qualcosa di inaudito.
Il caso si ingrandisce e anche altri divulgatori online, come OttolinaTv e Dazibao parlano di lui e lo criticano. OttolinaTv commette però l’errore di avvalersi del diritto di citazione, e preleva qualche secondo da vecchi video di Parabellum per criticarlo, e mostrare le sue giravolte di 180 gradi.
Due anni fa infatti Campochiari sosteneva le stesse identiche tesi che oggi contesta a Marco Travaglio. Le stesse. Letteralmente.
Il video di OttolinaTv però viene rimosso da YouTube in qualche ora, e al suo posto la piattaforma piazza una bella scritta in cui spiega che a chiederne la rimozione, “per motivi di Copyright”, è stato Mirko Campochiari in persona.
Una figuraccia nazionale, che dà l’idea non di uno scienziato o un analista che cerca di difendersi da accuse ingiuste, ma di qualcuno che, in mancanza di argomenti, per cercare di salvare la sua immagine fa cancellare le critiche che lo riguardano.
Non è finita
Nel frattempo, io ho iniziato a indagare più a fondo sulle fonti usate da Parabellum e sulle fondamenta anche del suo “core business”: gli aggiornamenti sul campo della guerra in Ucraina.
E ho scoperto delle cose che racconterò nei prossimi giorni, perché pongono nuove domande cui Mirko Campochiari dovrebbe a mio avviso rispondere, se vuole mantenere – almeno ai miei occhi – la sua credibilità professionale.
Ma perché sto facendo tutto questo?
Non è certamente una vendetta personale nei confronti di qualcuno che ha detto male di me alle mie spalle. Quello è stato solo l’innesco di una catena di eventi che mi hanno portato a farmi delle domande serie e profonde, e che riguardano tutti noi, non solo me.
Ne elenco qualcuna.
- Com’è possibile che una persona che studia, e divulga online ciò che impara, passi in due anni dall’essere un semplice youtuber a diventare un analista riconosciuto e stimato, iniziando però a dire il contrario di quello che diceva prima, senza neppure premurarsi di spiegare perché ha cambiato idea? Alternare pensieri opposti, senza giustificare il cambio, non dovrebbe essere al contrario ragione di supposta inaffidabilità?
- Davvero gli youtuber di medio seguito, con canali Telegram che consentono a chiunque di infiltrarsi rimanendo protetti dall’anonimato, sono in grado di distruggere il lavoro degli altri, se solo su questi canali gli utenti decidono di aizzarsi a vicenda segnalando video di altri? Io ho perso davvero decine, forse centinaia di migliaia di views con questo sistema?
- Un personaggio che viene praticamente unanimemente riconosciuto come uno dei massimi esperti della materia, può permettersi di non rispondere a domande semplici che evidenziano l’inconsistenza delle sue argomentazioni, senza che la sua credibilità venga intaccata e in alcun modo alterata?
- Non credete che chi è in grado di influenzare l’opinione di molti, su un tema molto delicato come quello della guerra e dei meccanismi che ad essa hanno portato, abbia anche una responsabilità pubblica? E con lui, anche coloro che lo trattano come l’indiscutibile esperto che parla solo per fatti e mai per opinioni? Ma se poi in due anni i fatti vengono raccontati al contrario, allora non erano fatti, o no?
Insomma, dietro a questa inchiesta c’è un importante e fondamentale interesse pubblico, che riguarda la qualità dell’informazione, la censura, e in ultimo la libertà di tutti noi.
Pensateci, quando vi viene in mente di chiamarlo dissing.
Niente insulti, niente segnalazioni
Come sempre, vi invito a non insultare Parabellum su nessun mezzo, e a non usare gli stessi metodi usati contro di me, segnalando i suoi video. Da questa parte della barricata abbiamo mezzi, strumenti e, soprattutto, argomentazioni. Usiamo quelle.