Censura

«Non è censura, non c’entra niente»

Come i bau bau da guardia del tiranno reagiscono alla realtà

Pavel Durov è stato arrestato per aver costruito un sistema di messaggistica che rende difficile – o a volte impossibile – conoscere ciò che si scambiano gli utenti, anche se a volerlo sapere è un magistrato (si chiama crittografia).

Mark Zuckerberg ha spiegato in una lettera che l’amministrazione Biden lo ha costretto a nascondere contenuti che il governo riteneva scomodi, e che le agenzie di sicurezza lo hanno indotto a censurare come fake news “prodotta dalla propaganda russa” una notizia-bomba che avrebbe danneggiato Biden nelle elezioni del 2020.

Elon Musk si ritrova con X.com chiuso in Brasile – e i Brasiliani si ritrovano le VPN cancellate dagli app store dei loro dispositivi – perché il social network si è rifiutato di eliminare notizie che un giudice ha ritenuto fossero “fake news”.

Donald Trump se viene intervistato su YouTube non se ne accorge nessuno, perché il sito impedisce al video che lo vede ospite di essere scoperto e trovato.

Thierry Breton, il Professore di Hogwarts che insegna Repressione della Magia

In Europa il DSA (Digital Services Act), la legge europea che regola le piattaforme digitali, è scritto in modo tale da obbligare le piattaforme a rimuovere, limitare, demonetizzare, scoraggiare e rendere irraggiungibili i contenuti che possono (anche solo potenzialmente) avere effetti negativi sul dibattito civico e sui processi elettorali.

E devono fare attenzione, perché sono anche obbligati a effettuare degli studi di rischio per capire se i loro sistemi sono utilizzati per diffondere o amplificare contenuti fuorvianti o ingannevoli, compresa la disinformazione, e se è questo il caso, devono intervenire per limitare quel rischio.

“limitare il rischio”, “combattere la disinformazione”, “rimuovere gli effetti negativi sul dibattito civico”.

Non sembrano parole poi così brutte, sembra ragionevole.

Ma ovviamente cosa rientra nelle definizioni lo decide la Commissione Europea, lo stesso soggetto che ha scritto la legge, e lo stesso che commina le multe in caso di mancato rispetto.

Multe che arrivano al 6% del fatturato annuo mondiale. Multe miliardarie.

E gli effetti si fanno già sentire: Telegram è sotto indagine in Europa; X è sotto indagine; TikTok è sotto indagine; Meta è sotto indagine;

La ragione? Sospetta libertà.

Ma… non è censura BAU BAU

I cagnolini del regime si stanno scatenando. I vari Fido, Birillo, Birba e Bobby che abbaiano su YouTube e agitano la coda con la lingua di fuori sono tutti arrapati.

Mi fanno un po’ più pena di quelli che scrivono sui giornali e vanno in onda in tv difendendo questo scempio. Quei vermi almeno sono giustificati. Sono italiani mafiosi (come lo sono tutti gli italiani, per cultura) e proteggono le proprie prerogative.

Se sei un giornalista della carta stampata o della tv ci può stare che il DSA sia tuo amico. Che te ne fotte dei principi, delle libertà civili, quando la legge nazista ti toglie di mezzo la concorrenza? Viva i nazisti! Sieg Heil!

Anche perché, altrimenti, non fai una bella fine.

Ma se sei il cagnolino Pongo o la cagnolina Peggy che fa video su YouTube, dovresti essere incazzato e non scondinzolare con quella lingua rosa e lumacosa che ti pende dal mento.

E invece questi più li bastoni più si mettono seduti sculettando e ti guardano con quegli occhietti neri e lucidi, e quel pezzo di carne penzolante e umidiccio. Si aspettano il biscotto, Fuffi e Rex.

Pensano che essendo stati così bravi negli anni scorsi, avendo sempre difeso con violenza ogni nefandezza voluta dal padrone, essendo stati sempre i boia di ogni cosa definita fake news, e avendo sempre assecondato la propaganda del tiranno, ora gli arriverà un biscottino.

Bau bau.
Slurp slurp.

Ma saranno i primi a essere abbandonati in autostrada, ma questi non mi faranno pena. Non ci sarà nessun annuncio “Birba cerca casa”, perché li tirerò sotto tutti sulla corsia di emergenza.

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Andrea Lombardi

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