Scusate se torno sull’argomento di ieri, ma nel frattempo sono successe altre cosine che ieri non sapevo.
Il Cerbero Podcast pubblica un video in cui racconta di essere stato censurato da YouTube. OttolinaTV pubblica un post in cui racconta come Facebook abbia ridotto di brutto la loro visibilità.
Ebbene, tutto ciò ha una spiegazione banale che io ripeto DA ANNI. Ovviamente vedendomi ridere in faccia, in risposta.
Vi spiego, per chi ha voglia di leggere, che cosa è successo. Tutto nasce nel 2018.
Da allora provo a puntare l’attenzione su questi temi, rimanendo inascoltato e sfottuto come complottista (nella migliore delle ipotesi).
Il primo pesante intervento fatto dalla politica sui social media risale proprio a quell’anno e lo trovate qui. È il primo codice di autoregolamentazione che le piattaforme hanno firmato su base volontaria: https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/news/code-practice-disinformation
C’era già dentro tutto, a partire dalla definizione di “disinformazione”, che non aveva nulla a che fare con la presunta verità o falsità delle affermazioni fatte, visto che il termine si riferisce a tutto ciò che
«”May cause public harm”, intended as “threats to democratic political and policymaking processes as well as public goods such as the protection of EU citizens’ health, the environment or security”»
Il codice del 2018 contiene anche già le istruzioni per le piattaforme, che dovevano contrastare questa disinformazione demonetizzando i contenuti disinformanti, oppure tramite azioni volte a
«Dilute the visibility of disinformation by improving the findability of trustworthy content».
In altri termini, shadowban.
Negli anni successivi al 2018, e in particolare dopo il 2020 e la pandemia, questa prima “bozza” di accordo è stata utilizzata come base di partenza per redigere ulteriori accordi di emergenza, come quelli sottoscritti durante il covid (vi ricordate? In quel periodo hanno iniziato a comparire i banner che rimandavano alle “fonti ufficiali” sotto i video che parlavano di salute), e infine l’attuale regolamento europeo DSA “Digital Service Act”, che raggiunge nuove vette di follia e soprattutto le rende obbligatorie per tutti e non più di applicazione su base volontaria.
Il DSA lo trovate qui: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A32022R2065&qid=1666857835014
Tra le altre cose questo regolamento (in quanto tale, operativo sin da subito in tutta l’UE) prevede l’esistenza di “segnalatori affidabili”, soggetti a noi sconosciuti le cui segnalazioni devono essere “tenute in particolare considerazione” dalle piattaforme.
Leggasi “devono essere eseguite”.
E per chi non si adegua arrivano multe astronomiche.
Il DSA è entrato in vigore a Gennaio 2023 (consentendo alle piattaforme più grosse di avere il tempo di adeguarsi fino al 24 agosto ’23). Io già il 7 gennaio mi sono trovato un video (vecchio di 7 mesi) eliminato di colpo da YouTube. Era la ricostruzione del caso David Rossi, e non violava alcun punto del regolamento. Tant’è che non ho neppure ricevuto uno strike per questa rimozione, l’assistenza stessa di YouTube non vede nella sua dashboard alcun flag di video rimosso. A questo particolare c’è una spiegazione, inquietante, ma per ora me la tengo per me.
Tutto questo per dire che non c’è alcun elemento di novità in quello che il Cerbero Podcast o Ottolina raccontano, era tutto ampiamente previsto e prevedibile, scritto nero su bianco, e verificabile da chiunque avesse voluto farlo.
Qualche anno fa il manganello digitale riguardava solo quelli che “oggettivamente” dicevano cose assurde. E tanti hanno riso.
E ora come nella nota poesia è arrivato il giorno in cui sono venuti a prendere voi, e non c’è rimasto più nessuno a protestare.
Cazzi vostri, dovevate pensarci prima, altrimenti che minchia l’avete studiata a fare quella poesia?
Io ho provato a portare avanti questo discorso iniziando sei anni fa, e le uniche risposte che ho ricevuto sino ad ora da parte della comunità dei “creatori di contenuti” (di cui ho un’opinione sotto zero) sono state il silenzio, oppure il sorriso ammiccante di chi dalla caverna intellettuale in cui sopravvive etichetta come “vittimista” e “piangina” (quando non “complottista”, o peggio) chiunque non sia d’accordo con lui.
Gentaglia che in fondo sperava e dava per scontato che, come quasi sempre è accaduto, queste regole di soppressione delle libertà valessero solo per gli altri e fossero un modo per ripristinare finalmente l’ordine precedente, a loro tanto caro, sopprimendo ogni afflato da loro giudicato “anti sistema”, “anti europeista”, “populista” o qualsiasi cosa non sia di loro gradimento.
Il conflitto mediorientale e la reazione delle piattaforme a chi non si è voluto conformare ha fatto scoprire l’olio di ricino digitale anche a questa gente. Deve essere stato un risveglio traumatico per chi si è abituato a pensare che “chi non pensa come me ha un opinione, ma fa un crimine”.
Ops.
A questi qui dico “non fate i piangina”, a voi dico: avete qui sopra tutti i riferimenti per dare un nome a quello che avete visto succedere. A questo punto usatele per adeguarvici perché ormai è tardi e alternative non ce ne sono più.
Per chi ne volesse sapere di più, guardi il video seguente.