Censura

La presa in giro del riscaldamento globale

Ironia vuole che proprio oggi si concludano i lavori della COP28 sul clima, chiusa con una dichiarazione di intenti raggelante: l’allontanamento graduale dai combustibili fossili, il motore della nostra civiltà.

In tema di clima, ogni ricerca che contrasta con la narrazione mainstream tende a essere boicottata o, se riesce a penetrare tra le crepe del muro eretto dagli attivisti del sistema e viene pubblicato, allora quegli attivisti spingono affinchè il lavoro sia ritrattato.

Queste parole non sono dell’ultimo sciroccato che ha iniziato a postare video su YouTube per “fare disinformazione”, o per “grattare soldi” alla fetta di popolazione “meno scolarizzata” fatta di “gonzi creduloni” che si bevono qualsiasi cosa “anti sistema”.

Descrizioni da periodo nazista con cui vengono etichettati dai salotti buoni (quelli sì, composti da gente male scolarizzata) quelli come me e coloro che li seguono.

E ancora.

Viviamo in un’epoca di decadenza, dove la diversità in tutto è incoraggiata e promossa – ad esempio siamo informati su 68 generi diversi tra i quali le persone dovrebbero sentirsi liberi di scegliere – ma la diversità di pareri scientifici è severamente proibita. La scienza, che un tempo era la libera ricerca di nuove conoscenze, oggi è spesso dichiarata ‘incontrovertibile’

No, a dire queste cose è un professore emerito di Idrologia all’Università tecnica nazionale di Atene: Demetris Koutsoyiannis.

Questo tizio, insieme ad altri tre suoi colleghi, hanno pubblicato uno studio intitolato On Hens, Eggs, Temperatures and CO2: Causal Links in Earth’s Atmosphere.

Nello studio si evidenzia come, in netto contrasto rispetto alla linea di pensiero più diffusa, non è l’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera a causare l’aumento della temperatura media della terra, ma è l’esatto opposto.

In altri termini sarebbe l’aumento di temperatura della terra (avvenuto per altre cause) ad aver determinato il rilascio di una maggiore quantità di CO2 in atmosfera.

A ben vedere, anche se per qualcuno potrebbe persino suonare eretico, non stiamo parlando di una teoria nuova e bizzarra, bensì di un fatto studiato da molto tempo e che, a dispetto di quanto possano dire i vari tronisti del web con la barba chiara o scura, è sostenuta da diverse voci scientifiche autorevoli.

D’altra parte la scienza climatica è quanto di più complesso esista e quello che oggi crediamo di sapere in realtà non è qualcosa che sappiamo veramente, poiché non è il risultato di esperimenti ripetibili e falsibicabili, ma solo una serie di intuizioni e ipotesi – più o meno concordi e convergenti, ma nemmeno troppo – basate sull’osservazione di un fenomeno che non possiamo riprodurre in laboratorio o simulare matematicamente.

Questo è, né più né meno. Che vi piaccia oppure no.

Se la catena causale fosse invertita rispetto a quella accettata per quasi-dogma, cioè se fosse vero che è l’aumento di temperatura che causa l’aumento della concentrazione di CO2 e non viceversa, questo avrebbe alcune implicazioni importanti, come ad esempio

L’origine non antropica della CO2

La prima conseguenza sarebbe che, come evidenziato nello studio di Koutsoyiannis, l’uomo non sarebbe il responsabile della gran parte dei gas serra (CO2) presenti in atmosfera.

Secondo i loro calcoli, il contributo umano sarebbe appena del 4%, a fronte di un 96% dovuto a fenomeni naturali non influenzabili dall’attività umana.

Anche su questi numeri non si deve rimanere scioccati, perché il team di ricerca del prof. Koutsoyiannis non è l’unico a giungere a questa conclusione.

Tranquilli, è tutto falso

Voglio però tranquillizzarvi, tutto ciò che vi ho detto è una grande presa in giro. Lo studio del prof. Koutsoyiannis è infatti stato pubblicato su una rivista scientifica che si chiama Sci, edita dalla casa editrice MDPI.

E si dia il caso che MDPI sia stata dichiarato editore “predatorio”, che è un termine usato dai fact checker delle riviste scientifiche per descrivere quelle che “pubblicano tutto ciò che viene loro inviato, magari dietro compenso”.

Non è il caso di MDPI l’accusa è quella di “fare poco fact cheking”, mettiamola così, e finire per pubblicare anche cose inopportune.

E vorrei ben vedere, cosa c’è di meno opportuno di un articolo come quello di cui vi ho parlato oggi?

Tuttavia, non tutti sono d’accordo. Anzi, molti ricercatori sono piuttosto agguerriti nel combattere la definizione di editore “predatorio” applicato a MDPI.

Provate a dare un’occhiata ai commenti a questo post su Facebook, troverete molti scienziati il cui parere sarà illuminante per capire le dinamiche di queste patenti di “Verità” che vengono conferite alle riviste scientifiche.

Anche se con termini più complessi, stiamo sempre parlando di “fact checking” che serve per smontare l’autorevolezza di chi si permette di pubblicare pareri scomodi.

Ma tant’è, che questo è il mondo che ci siamo costruiti.

Mi raccomando, mettete in carica l’automobile, beoti.

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Andrea Lombardi

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